Benin, tanti tasselli di beni
In Benin il tetto della cattedrale di Natitingou, che accoglie 3 mila 500 persone, la sua Via Crucis, la statua della Madonna che tiene in braccio il bimbo Gesù a braccia aperte, l'impianto audio e il grande crocifisso posto davanti all'altare, parlano dell'impegno e della solidarietà della nostra gente nei confronti della giovane Chiesa sorella. Ma questo è solo un piccolo esempio al quale andrebbe aggiunto il nuovo ospedale Santa Bakhita, la scuola-lavoro per lo sradicamento del matrimonio forzato a Matéri, la scuola materna a Porga, le scuole dei bambini "stregoni" a Kouandé, il progetto di microcredito a Perma, l'azienda agricolo a Pam Pam. Non basta lo spazio di un articolo solo per elencare quanti piccoli tasselli di bene siano stati portati dalla diocesi di Vittorio Veneto nello stato africano, grazie all'aiuto di associazioni quali le Famiglie rurali della Sinistra Piave, Insieme con l'Africa, la Caritas diocesana e anche di tante singole persone o comunità parrocchiali.Questo basti per comprendere con quale spirito 25 persone dalla nostra diocesi, tra cui tre sacerdoti, sono volate in Benin in occasione del Giubileo per i 70 anni dell'evangelizzazione dell'Atacora, per la consacrazione della cattedrale di Natitingou e per l'inaugurazione dell'ospedale Santa Bakhita. Ad attenderli in Benin monsignor Pascal N'Koue già vescovo di Natitingou e ora arcivescovo di Parakou, che negli anni ha fatto da ponte tra la sua terra, la nostra diocesi e l'Italia.Sono stati giorni intensi quelli vissuti da questi speciali pellegrini anche perché hanno avuto modo di prender parte alla posa della prima pietra della nuova cappella delle confessioni presso il santuario di Notre Dame de l'Atacora. La nuova cappella sarà dedicata alla Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza visto l'esistente gemellaggio tra i due santuari dedicati a Maria. Una targa &egrave
Gerda De Nardi
14/01/2012

In Benin il tetto della cattedrale di Natitingou, che accoglie 3 mila 500 persone, la sua Via Crucis, la statua della Madonna che tiene in braccio il bimbo Gesù a braccia aperte, l'impianto audio e il grande crocifisso posto davanti all'altare, parlano dell'impegno e della solidarietà della nostra gente nei confronti della giovane Chiesa sorella. Ma questo è solo un piccolo esempio al quale andrebbe aggiunto il nuovo ospedale Santa Bakhita, la scuola-lavoro per lo sradicamento del matrimonio forzato a Matéri, la scuola materna a Porga, le scuole dei bambini "stregoni" a Kouandé, il progetto di microcredito a Perma, l'azienda agricolo a Pam Pam. Non basta lo spazio di un articolo solo per elencare quanti piccoli tasselli di bene siano stati portati dalla diocesi di Vittorio Veneto nello stato africano, grazie all'aiuto di associazioni quali le Famiglie rurali della Sinistra Piave, Insieme con l'Africa, la Caritas diocesana e anche di tante singole persone o comunità parrocchiali.

Questo basti per comprendere con quale spirito 25 persone dalla nostra diocesi, tra cui tre sacerdoti, sono volate in Benin in occasione del Giubileo per i 70 anni dell'evangelizzazione dell'Atacora, per la consacrazione della cattedrale di Natitingou e per l'inaugurazione dell'ospedale Santa Bakhita. Ad attenderli in Benin monsignor Pascal N'Koue già vescovo di Natitingou e ora arcivescovo di Parakou, che negli anni ha fatto da ponte tra la sua terra, la nostra diocesi e l'Italia.

Sono stati giorni intensi quelli vissuti da questi speciali pellegrini anche perché hanno avuto modo di prender parte alla posa della prima pietra della nuova cappella delle confessioni presso il santuario di Notre Dame de l'Atacora. La nuova cappella sarà dedicata alla Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza visto l'esistente gemellaggio tra i due santuari dedicati a Maria. Una targa è stata scoperta a ricordo del dottor Andrea Portello, il direttore del distretto di Conegliano scomparso prematuramente alcuni anni fa e che per un lungo periodo aveva operato nell'ospedale di Tanguièle creato dalla congregazione Fatebenefratelli.

«Si resta stupiti - spiega un partecipante al viaggio - delle straordinarie opere dei missionari che settant'anni fa si sono inoltrati in queste terre con coraggio e con una dedizione eroica piantando la Chiesa. Si coglie in ogni luogo visitato l'importanza della cooperazione tra le nostre istituzioni e associazioni e i progetti che stanno sorgendo in Africa. È un'occasione di arricchimento reciproco». «La missione delle varie associazioni mondiali - fa eco un membro della comitiva - è proprio questa, aiutare la gente a crescere, ad alzarsi, a rendersi autonoma, a non sentirsi inferiori agli altri, a ripartire dai loro territori che sono colmi di risorse». «Nel confronto con la nostra società ricca e decadente - continua un pellegrino - emerge una grande differenza: il nostro è un mondo vecchio e scontento, mentre il loro è giovane, allegro, guidato da gente nuova, intelligente, aperta come monsignor Pascal, i sacerdoti padre Giildas e padre Janvier, suor Rosario e le altre suore, i politici come il sindaco e il ministro della salute che abbiamo avuto modo di incontrare». «Mi ha colpito - conclude un giovane del gruppo - la condizione della donna: una figura con una profonda dignità, anche se spesso calpestata. Una donna capace di portare il peso della propria famiglia, dei propri figli, della cura del proprio ambiente domestico, con quella naturalezza con cui la vedi camminare lungo le strade con enormi pesi in equilibrio sulla testa».

Per un gruppo di vittoriesi il viaggio, intrapreso il 7 novembre si è concluso dopo una settimana. Una parte della comitiva è rientrata in Italia il 21 novembre e ha avuto modo di seguire in parte anche la visita di papa Benedetto XVI in Benin.